Confronto tra Eric Schmidt e Dario Franceschini, presidente
di google il primo, ministro italiano dei beni culturali il secondo; il teatro
è stato un dibattito alla università La Sapienza di Roma, la data 1'11 giugno 2014.
Il problema è lo sviluppo della cultura digitale nel nostro
paese, certamente arretrato rispetto al resto dell’occidente.
Schmidt:
“I governi italiani hanno fallito. [..] Il tasso di
disoccupazione giovanile è altissimo, pari al 46%. Per risolvere questo
problema il governo dovrebbe cercare di formare e far lavorare i giovani nel
mondo del web.”
Schmidt ha proseguito poi sostenendo la necessità di
inserire ’informatica in modo massiccio nel sistema dell’istruzione, ponendo
come esempio gli USA dove “in tutte le scuole si insegna informatica”.
Il ministro Franceschini ha replicato in questo modo:
“In ogni Paese ci sono vocazioni, magari un ragazzo italiano
sa meno di informatica ma più di storia medievale e nel mondo questo può essere
apprezzato. Un ragazzo italiano ad esempio potrà andare negli Usa a insegnare
storia medievale e uno americano potrà venire qui a insegnare informatica.”
Che dire ragazzi … Che la politica sia meglio dell’avanspettacolo
lo si sapeva già, ma che si arrivasse al comico-demenziale non era ancora
successo (o forse si, ma è questione di punti di vista).
Schmidt, che non è certo l’ultimo dei pirla, fa una
affermazione lapalissiana, assolutamente ovvia, e assolutamente vera: L’Italia
manca di cultura digitale, e non solo dal punto di vista della conoscenza dell’informatica
da parte dei diplomati e dei laureati, ma ha anche carenze infrastrutturali
gravissime che la pongono a livello del nord Africa come diffusione di internet
e della banda larga.
Si tratterebbe di rispondere semplicemente: “è vero!”, “stiamo
per fare qualcosa”, “conosciamo il problema”, ma qui no, qui si parla di storia
medioevale, che non centra proprio nulla!
Si tratterebbe poi di verificare con una bella prova invalsi
se i nostri diplomati davvero conoscono la storia del medioevo, e non lo credo,
per rendere ancora più comica la situazione.
La realtà nuda e cruda, è che oggi la storia medioevale vale
niente se non può essere supportata da buone conoscenze digitali; Non si usano
più i codici miniati, ed i libri digitali sono ormai diventati indispensabili
anche per i ricercatori medioevalisti.
Se non ci mettiamo al passo con i tempi siamo destinati ad
impoverirci paurosamente, ma i ministri della repubblica italiana pensano di
essere sul palcoscenico di zelig, e non a governare un paese.
Peccato!
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