sabato 18 luglio 2015

Le orche nel mare del nord


In mare, al nord, le orche spiegano le loro grandi vele e percorrono grandi distanze, incuranti di tutto, che nulla le può ferire, nulla al mondo le può fermare se non la loro curiosità.

E poi dove stanno loro c’è freddo, non come qui, in questa valle d’afa e di caldo torrido, che sembra colpirti con un randello!
Saranno queste suggestioni, sarà la loro livrea di smalto, ma le orche non riescono a diventarmi antipatiche.

Sono feroci a tal punto che uno squalo soccombe, ma è solo perché sono più intelligenti, molto più intelligenti, forse persino di noi.

Ed ecco allora che un’orca viene ritratta mentre và per la sua rotta; mure a dritta ha un peschereccio che le darà strada, perché, si sa, in mare la precedenza la ha sempre chi viaggia con il vento.


la strada più bella del mondo


Le strade sono affascinanti perché il percorrerle è un invito implicito nella loro esistenza, perché è troppo forte il desiderio di scoprire cosa c’è oltre, cosa può sorprenderci di meraviglioso oltre a quell’orizzonte nel quale la strada scompare.

La strada è una metafora della vita: si parte, si percorre un tratto ed inevitabilmente si arriva ad una meta, mai prefissata, mai scontata, sempre e comunque definitiva! Banale forse? Ma se vi fosse a mondo una strada, una, capace di farvi vivere questa metafora assurda, la percorrereste?


Così è la strada dell’atlantico, che in otto chilometri riassume l’intera esistenza umana, l’anelito di futuro, di progresso, la voglia di fermarsi, di tornare indietro, la paura, la bellezza di uno spazio sconfinato, di un cielo nel quale le nubi disegnano maestosi agghiaccianti scenari, di un mare gelido, che si infrange violento contro la roccia, che invade la strada.
Tutto d’un fiato potrete berla, respirarla, osservarla, e poi ancora ripetere quel viaggio, fino a quando non vi sarà chiaro tutto, ed allora vi tufferete tra quella onde per scomparire lontano nel mare artico, oppure tornerete a casa muti, col vostro segreto nell’anima.


Sovviene Montale ed il suo dipinto del nulla che sta’ dietro le cose, il suo saper essere uomo bifronte che guarda il nulla dietro di se, per un attimo, sufficiente a rivelargli l’essenza di quella illusione che è la vita.
Così con il cielo di Munch negli occhi, e l’atmosfera di vetro del vate nella mente, si scopre che non c’è differenza tra noi e la terra, il mare ed il cielo, sono, siamo un unica cosa, una illusione, una magia.

Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

Perhaps one morning walking in dry glassy air,
I will turn, I will see the miracle complete:
nothingness at my shoulder, the void behind
me, with a drunkard’s terror.
Then, as on a screen, trees houses hills
will advance swiftly in familiar illusion,
But it will be too late; and I will return, silently,
to men who do not look back, with my secret.



La Atlanterhavsveien (anche chiamata Strada dell'Atlantico) è un tratto di 8 chilometri compreso tra le città norvegesi di Kristiansund e Molde. È costruito su diversi isolotti e scogli, che sono collegati da diverse strade rialzate, viadotti e otto ponti, il più importante dei quali è il ponte di Storseisundet. (da wikipedia)